Li abbiamo temuti come fossero alieni… Erano gli altri, li incrociavamo e cercavamo di evitarli, spesso a capo chino e con bendaggi inquietanti che sostituivano le allora introvabili mascherine, li incontravamo le poche volte che usciamo per fare la spesa una spesa sobria, senza gusto.
Erano gli altri…
E io facevo loro la stessa impressione col mio fazzoletto piegato a triangolo, modello cow boy.
“Mascherina” era pre-Corona una parola gentile che evocava coriandoli, carnevale, Venezia e le sue bancarelle dove sono esposte a grappoli….era divertente osservare in modo impertinente gli altri senza essere riconosciuti….
Le “chirurgiche” poi ti evocano anche Grey’s Anatomy, Medici in prima linea o ti fanno sentire per un momento Dr House.
Ora, povere mascherine, non evocano gioco e divertimento, processi identificatori, e neppure il bambino che è in noi, ora sono baluardi per bocca e narici da buttare appena hanno fatto il loro dovere sanitario. Te le immagini piene di insettini neri come quelli che una volta si trovavano la notte spiaccicati sul parabrezza dell’auto.
Ora il loro compito non è giocoso, malandrino, ma molto serio: é importante per la difesa nostra, degli altri, o entrambi.
Comunque una volta usate , non buttarle via dove capita: un ragazzino incuriosito potrebbe toccarle, qualcuno raccoglierle perché sembrano sempre nuove Ma non lasciatele neppure penzolare da un cestino stracolmo….Uno spazzino francese, o meglio operatore ecologico, intervistato dal Figaro ha detto che le mascherine saranno le cicche del nuovo mondo…
A.V.