Se già per noi adulti è difficile accettare questa nuova realtà, questo invisibile virus
che si è presentato in modo improvviso e destabilizzante per la sua intrusività nelle
abitudini del nostro quotidiano, nella vita sociale, affettiva e lavorativa,
immaginiamo come lo sia per i bambini e per i genitori che la devono loro spiegare
con parole comprensibili per la loro età…
Quando le routines, le abitudini saltano, facendo vacillare il nostro bagaglio di
sicurezza che fin dal’infanzia ci accompagna, e anche i concetti cambiano di
significato, ci troviamo spersi. Ci troviamo di fronte ad una sensazione di
discontuinità e di fragilità.
In certi momenti ci sentiamo come loro, come i bambini. Raccontiamo loro storie a
lieto fine, che vorranno risentire tante volte con lo stesso rassicurante finale.
Ricordo che quando il terremoto in Emilia fece scappare tutta la popolazione dei
paesi più colpiti, un gruppo di anziane che vivevano da sole fu collocato in romagna,
in una struttura che le accolse perchè avevano perso la proprie casa. Come volontaria
feci con loro alcuni incontri in gruppo. Erano donne toste, vedove o nubili,autolome.
Provenienti da famiglie povere, avevano lavorato nelle risaie o nelle campagne,
avevano vissuto la guerra e fatta tanta fatica.
Le ammiravo perchè insieme ridevano, facevano a tavolino partite con le carte, ed
erano felicissime del cibo che veniva loro servito come fossero principesse.
Raccontavano le loro storie di vita e scambiavano commenti.
Mi venne spontaneo chiedere a tutte loro quando da bambine, ricordavano fosse stata
la prima volta in cui si erano trovate in una situazione difficile, un momento
drammatico, che poi erano riuscite a superare. Cosa avevano provato per quella
vittoria?
Ricordo in particolare una di loro che raccontò nel gruppo, che quando aveva quattro
anni la mamma le disse che da quel giorno in poi sarebbe dovuta andare in campagna
a lavorare col papà e con gli zii e lei avrebbe dovuto preparare qualcosa da mangiare
per la sera al loro ritorno. Rimase sola, si sentiva confusa e frastornata, non sapeva
cosa fare, da che parte cominciare e pianse. Poi si mise a cercare cibo nella
credenza, trovò del formaggio e nel pollaio le uova, nel cortile l’insalata, ma
mancava il pane…le venne una idea, trovò della farina e dello strutto e andò dalla
vicina a chiedere aiuto. La sera i genitori e gli zii trovarono la tavola apparecchiata,
vino, formaggio, uova nel tegamee e anche una bella pagnotta calda.
Ricordava che non era mai stata così felice sia per essere riuscita a fare quel pane
buono, ma soprattutto perchè i genitori le avevano detto” Brava” tante volte, ed erano
contenti sia perchè aveva trovato il modo per farsi aiutare, sia per quello che da sola
aveva fatto, e questo non se lo aspettava.
Chissà quale traccia resterà nel ricordo dei bambini dell’ epoca del corona virus, quale
ricordo delle nostre reazioni., quale attenzione siamo riusciti a dedicare al loro
smarrimento per avere interrotto all’improvviso, senza un perchè le relazioni con altri
bambini, con nonni, cugini , zii, quali immagini resteranno impresse nella loro mente…
Per tutti noi, ma soprattutto per i bambini è importante dare un senso a questa
vicenda, alle distanze distanze da rispettare, alle limitazioni, al cambiamento delle abitudini….
I bambini più piccoli non sanno dare una parola al tempo, domani può essere un tempo lontano ma anche vicinissimo. E’ importante trasmettere loro la speranza che tutto tornerà come prima, riprenderanno ad andare a scuola con regolarità, a giocare ai giardini e a casa dei loro amici…